
Banco Bpm, Castagna: da Consob decisione abnorme che ci blocca. Vogliamo partecipare al risiko
Il ceo di BancoBpm Giuseppe Castagna commenta il provvedimento della Consob che, accogliendo l’istanza di UnICredit, ha prorogato di 30 giorni i tempi dell’Ops
«È una decisione abnorme che ci blocca come banca, ci impedisce di dire la nostra sul mercato e non tiene conto dell’interesse dei nostri azionisti. Per questo ci difenderemo in ogni sede». Il ceo di BancoBpm Giuseppe Castagna commenta così a caldo il provvedimento della Consob che, accogliendo l’istanza di UnICredit, ha prorogato di 30 giorni i tempi dell’Ops lanciata da piazza Gae Aulenti, allungandone il termine da fine giugno a fine luglio. Una decisione, quella comunicata ieri dall’Authority, resasi «necessaria» viste le «incertezze» legate agli esiti dell’istanza presentata da UniCredit al Governo nel quadro del Golden Power, incertezza che, secondo Consob, «non consente, allo stato, ai destinatari, di pervenire a un fondato giudizio sull’offerta».
Partiamo da qua. Perché la decisione dell’Authority per i mercati non vi trova d’accordo? In buona sostanza Consob dice: UniCredit ha chiesto di rivedere le condizioni del Golden Power e ciò ora crea una fase di incertezza. Di conseguenza serve congelare i tempi dell’Ops.
Ci sono regole chiare a tutela del mercato e dei destinatari dell’offerta. Considerato che la sospensione può essere concessa solo nel caso di fatti nuovi o non conosciuti che possano influire sul giudizio dei nostri azionisti, è evidente che questo non può riguardare il fatto che il provvedimento del Golden Power contenga delle prescrizioni né che Unicredit abbia avviato delle iniziative al riguardo. Tale possibilità era ben nota a tutti tant’è che il rilascio del Golden Power senza prescrizioni era una condizione dell’Ops comunicata da Unicredit fin dall’annuncio dell’offerta a novembre. Avendo UniCredit in mano il provvedimento da oltre un mese e considerato che ad oggi ben tre delle condizioni di efficacia dell’Ops non si sono avverate, ci saremmo semmai aspettati che Unicredit facesse chiarezza sulle sue intenzioni, come tutto il mercato, e i nostri azionisti in primis, attende già da troppo tempo. Siamo rimasti estremamente sorpresi dal provvedimento Consob tanto che faremo ricorso al Tar per difendere le nostre ragioni.
UniCredit sostiene però che le prescrizioni del decreto golden power non siano chiare, di aver presentato obiezioni che «non risultano valutate e menzionate nel provvedimento» e che ha bisogno di tempo per discuterne con il Governo. Tutti fatti nuovi che devono essere portati a conoscenza degli azionisti.
Non abbiamo mai commentato il provvedimento Golden Power, ma ci sembra di girare attorno al tema vero, che è questo: le prescrizioni sono già state stabilite dal decreto e sono ormai note al mercato, mentre dalla delibera Consob si apprende che UniCredit ha comunicato al Mef l’impossibilità di adempiere. Tale circostanza – mai resa nota da UniCredit al mercato – dovrebbe di per sé determinare la decadenza dell’Ops. Per l’incertezza che si determina, questa situazione ha un effetto su azionisti, clienti, colleghi e in generale tutti gli stakeholder.
Proviamo ad entrare però nel merito delle prescrizioni del decreto golden power. I tre paletti prevedono vincoli sui crediti dell’entità combinata, sulla gestione di Anima e sulle attività di UniCredit in Russia. Tutte condizioni che secondo diverse letture ingessano l’attività di una banca, non trova?
Non voglio entrare nel merito delle valutazioni fatte dal Governo, ma credo sia normale che un Esecutivo si preoccupi di temi come il risparmio degli italiani, dei finanziamenti alle imprese e alle famiglie o alla presenza in Russia di una banca nazionale. Pensiamo ai finanziamenti all’economia italiana: è un nodo di grande importanza a mio avviso, anche nel contesto di un’acquisizione. Sulla Russia mi viene da dire: il tema è fortemente attenzionato anche da Bce e quasi tutte le altre banche sono di fatto uscite.
Il duello tra voi e UniCredit, con i suoi riflessi legali, è anzitutto finanziario. Il Ceo di UniCredit ha detto che il premio riconosciuto agli azionisti Bpm è salito ora al 40/50%. Che cosa risponde?
Sono affermazioni smentite dai fatti. I numeri parlano: l’Ops è nata sostanzialmente senza premio ed è sempre stata a sconto rispetto ai prezzi di mercato. Non c’è nessuna novità collegata né al buyback di cui beneficerebbero i nostri azionisti né a presunte esigenze di accantonamento, tutti elementi che erano già stati chiaramente illustrati al mercato da UniCredit stessa all’annuncio dell’Ops a novembre scorso.
Però Orcel dice che per allineare la qualità degli attivi di Bpm a quella di UniCredit in Italia servono 800 milioni di euro di accantonamenti, 550 milioni di euro al netto delle imposte…